Investire in Btp o obbligazioni bancarie? Cosa conviene nel 2025
2/14/2025 3:57:21 PM
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Meglio investire in Btp o obbligazioni bancarie nel 2025? Scopri rischi, rendimenti e quale scelta conviene davvero ai risparmiatori
Nel panorama degli investimenti obbligazionari, i risparmiatori italiani tendono a considerare titoli di stato, in particolare Btp, e obbligazioni bancarie come strumenti intercambiabili, accomunati da una presunta sicurezza implicita. Tuttavia, un’analisi più approfondita rivela differenze sostanziali che incidono sul rischio e sulla protezione dell’investitore.
Titoli di Stato (in particolare Btp e Bot) e obbligazioni bancarie: quali sono le differenze?
I titoli di Stato italiani, come Btp e Bot, rappresentano un’esposizione diretta al debito sovrano e la loro affidabilità dipende esclusivamente dalla capacità dello Stato di onorare i propri impegni. Nel corso degli anni, questa stabilità è stata preservata grazie all’intervento della Banca centrale europea (Bce), come dimostrato dal celebre “whatever it takes” pronunciato da Mario Draghi nel 2012, che ha contribuito alla stabilizzazione dei mercati obbligazionari.
Le obbligazioni bancarie, invece, riflettono il rischio di credito dell’istituto emittente e, sebbene possano apparire sicure in condizioni normali, diventano strumenti ad alto rischio in situazioni di crisi finanziaria. L’Italia ha vissuto diversi episodi di dissestobancario – dal caso del Banco Ambrosiano a quello delle banche popolari venete – che hanno evidenziato la fragilità di questi strumenti e la disparità di trattamento tra investitori retail e istituzionali.
Quali garanzie proteggono i risparmiatori?
Sul fronte della protezione del risparmiatore, esistono meccanismi specifici per mitigare i rischi. Il Fondo interbancario di tutela dei depositi protegge i conti correnti fino a 100.000 euro per intestatario, ma questa garanzia non si estende ai bond bancari, che restano esposti alla solidità dell’istituto emittente.
Per i Btp e gli altri titoli di Stato non esiste un sistema di garanzia diretto, ma la Bce ha dimostrato più volte di intervenire per evitare scenari di default sovrano, attraverso strumenti straordinari come il Quantitative easing (Qe) e il Pandemic emergency purchase programme (Pepp). Tali misure hanno contribuito alla stabilità dei mercati sovrani anche in periodi di forte turbolenza.
Rischio di default: quanto è sicuro investire in Btp e obbligazioni bancarie?
Un aspetto spesso trascurato riguarda la prospettiva sistemica di un investimento in debito pubblico. Il rischio di default sovrano rappresenta uno scenario catastrofico che avrebbe conseguenze devastanti non solo per i titoli di Stato, ma per l’intera economia nazionale. Tuttavia, per chi mantiene i titoli fino a scadenza, il rischio di perdita è limitato, poiché il capitale investito e gli interessi vengono comunque rimborsati.
Le obbligazioni bancarie, al contrario, presentano un rischiopiù marcato di insolvenza dell’emittente, con possibili perdite significative per gli investitori retail. Nei momenti di stress finanziario, i titoli e i bond bancari subiscono deprezzamenti più accentuati rispetto ai titoli di Stato, poiché il rischio di default di una singolabanca è più elevato rispetto a quello di un’intera nazione sostenuta da organismisovranazionali.
Cosa dicono le agenzie di rating su Btp e obbligazioni bancarie?
Le agenzie di rating forniscono un’ulteriore chiave di lettura per valutare il rischio dei due strumenti. Mentre il debito sovrano è soggetto a revisioni legate alla politica fiscale e monetaria del Paese, i bond bancari dipendono dalla solidità patrimoniale dell’istituto e dalla sua esposizione ai rischi di mercato. I downgrade bancari registrati negli ultimi anni in Europa testimoniano la maggiore vulnerabilità del settore rispetto al debito sovrano.
A livello internazionale, i Treasury statunitensi e i Bund tedeschi sono considerati asset rifugio con una liquidità senza paragoni, grazie al sostegno delle rispettive banche centrali. I Btp italiani, pur beneficiando della protezione della Bce, mostrano una maggiore sensibilità al rischio paese, con spread più elevati rispetto ai Bund e una più ampia esposizione alle dinamiche di politica monetaria e fiscale.
Liquidità e volatilità: quale investimento è più stabile?
Un altro elemento cruciale nella valutazione del rischio è la liquiditàsul mercato secondario. I Btp godono di un mercato ampio e profondo, sostenuto da investitori istituzionali e dall’intervento della Bce, che garantisce spread denaro-lettera contenuti e una facilità di negoziazione anche nei momenti di tensione.
Le obbligazioni bancarie, invece, tendono a essere meno liquide, specialmente in situazioni di stress finanziario. Le emissioni subordinate e quelle di istituti minori possono subire forti oscillazioni nei prezzi e difficoltà di negoziazione, come avvenuto durante la crisi delle banche venete del 2017. Questa minore prevedibilità rende i Btp, e in generale tutti i titoli di Stato, una scelta più sicura per chi necessita di strumenti facilmente liquidabili.
Rendimenti a confronto: Btp vs obbligazioni bancarie
(analisi a 10 anni)
Entrando più nel merito della questione, i dati della tabella elaborata da Fida nell’ambito dell’Osservatorio sui bond offrono un’ulteriore chiave di lettura quantitativa. Il rendimento a scadenza (Ytm) evidenzia sin da subito una marcata divergenza: le obbligazioni bancarie offrono un premiosignificativorispetto ai titoli di Stato, segnale inequivocabile di un rischio percepito più elevato. Un dato che si mantiene costante su tutto l’arco temporale analizzato e che, per il 2033, vede il rendimento medio delle emissioni bancarie attestarsi al 6,78%, ben al di sopra del 3,46% dei titoli di Stato.
Non si tratta soltanto di una maggiore remunerazione per il rischio, ma di un riflesso della capacità delle banche di attrarre investitori disposti ad accettare una volatilità più marcata.
Questa tendenza trova ulteriore conferma nella dispersione dei rendimenti, che nelle obbligazioni bancarie si estende su un range molto più ampio rispetto ai Btp. Si pensi al 2027, anno in cui il rendimento delle emissioni bancarie varia dal 2,28% fino al 12,16%, mentre i titoli di Stato si muovono in un intervallo decisamente più contenuto, tra lo 0,91% e il 3,02%. È una manifestazione della profonda eterogeneità che caratterizza il settore finanziario, dove la solidità dell’emittente gioca un ruolo cruciale nella determinazione del pricing di mercato.